...fermiamoci ad osservare

giovedì 10 febbraio 2011

Non è tutto oro


Lo scontro è quasi finito. Gli spalti sono pieni di tifosi. Urlano, applaudono, fischiano, fieri di essere i più grandi sostenitori delle due squadre finaliste. Da destra a sinistra dell’arena partono ole di mani alzate seguite da schiamazzi e risate assordanti. Metà delle scalinate sono colorate da meglie e bandiere dorate; l’altra parte è solo argento. Uno striscione spicca tra tutti, il più scontato forse: non è tutto oro quel che luccica!
In campo la terra rossa è piena di impronte che faranno parte della storia di questo campionato per sempre. La rete che divide le due squadre trema davanti alla grinta di questi ragazzi che si guardano, si studiano, si scrutano minacciosi fieri del loro potenziale. La gara sarà dura, sarà una vera lotta. Stasera non si possono commettere errori, nessuna distrazione, niente esitazioni. Vincere la medaglia d’oro e i soldi in palio. Solo questo. La guerra sta per finire.
Alla sinistra dell’arbitro, seduto su un seggiolino girevole in cima alla scala da cui osserva attento e meticoloso, ci sono i Modern Style in divisa argento; a destra i tre volte campioni dello Street Dance Fight, i Power Move Kick, in tuta dorata. Il punteggio vede in vantaggio i ragazzi d’oro, come sempre. Il suo capitano, Mark sta eseguendo un perfetto knee rock roteando sulle ginocchia e lasciando profondi solchi sulla terra rossa del campo da tennis; tutt’attorno a lui il resto della squadra esegue una serie di freeze spettacolari; immobili, congelati come sagome di cera in un museo, si guardano a testa in giù sfidando le leggi della natura. Il sole si specchia sull’oro delle loro schiene. Visto da fuori ricorda un alveare pieno di api che lavorano per nutrire e proteggere la propria regina. È meraviglioso.
Ma Mark, troppo sicuro di sé decide di eseguire un headspin roteando sulla testa, in verticale senza mani, mossa mirata a creare un vortice di polvere rossa tutt’attorno a sé figurando una ciclone che si muove rapido nella città schivando tutte le case. La polvere rossa negli occhi però, è tremenda. È un attimo. Si gonfiano, lacrimano, si arrossano e con il pianto involontario, arriva la voglia di starnutire, incontrollabile, insostenibile.
“Eeeeh…eeeeh…etchiù!!”. In mezzo al turbine rosso si intravedono due gambe che si aggrovigliano come due serpi che lottano in un vortice di fuoco.
A terra. Sconfitto. La visuale dai suoi occhi è agghiacciante. Più di duemila persone immobili, congelate; le mani nei capelli e la bocca spalancata.
Sul podio, oltre al danno, la beffa; i dorati con al collo la medaglia d’argento e sopra, sul primo gradino, le divise argentate indossano fieri la medaglia d’oro. La guerra è finita.
Negli occhi di Mark ora si vede solo il riflesso di quello striscione.

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bisbigli tra le righe