...fermiamoci ad osservare

venerdì 25 febbraio 2011

Il mio Canyon

Esercizio corso di scrittura creativa, l'ennesimo. Remake del racconto di una compagna di banco. La sua storia..dal mio punto di vista.



                                                     Il mio Canyon

Sono immobile e sto in silenzio; la bocca si è aperta e non vuole più chiudersi; le ciglia cercano di non congiungersi più le une alle altre, per non perdersi nemmeno un secondo di questo spettacolo. Sento la mano sudata di mio marito stringere la mia, sempre più forte. Fino a un attimo fa camminavamo tra gli alberi seguendo un sentiero che ha poco di straordinario, immaginando come sarebbe stato il famoso Canyon e mi chiedevo cosa avrei provato una volta arrivata, dopo questa salita; ma ora, qui, davanti a questo immenso vuoto pieno di colori e odori e riflessi, il silenzio ruba la scena all’immaginazione, lasciandomi sulla pelle uno strato ruvido di brividi e in bocca il nulla; non un suono, non una parola. Davanti a noi le rocce si colorano di arancione sotto il respiro di un tramonto che toglie il fiato; dietro, gli alberi restano immobili a fissarci, me li immagino sorridere un po’ commossi; a parte noi, nessuno in questo momento sta osservando il Canyon, siamo soli.
Scende la sera e decidiamo di rituffarci nella magia del Canyon, per godere di un differente punto di vista. Le aspettative non ci tradiscono, lo scenario lascia a bocca aperta, ancora. Tutte quelle stelle lassù, così luminose, così numerose, così meravigliose. Questa volta riesco a dire una sola parola: wow! Chi mi aveva detto di non perdere tempo, di correre a vedere il Canyon appena arrivati, non sbagliava, mi ha dato forse il miglior consiglio mai avuto.
Guardo questo panorama buio e incantevole, illuminato solo da una coperta di stelle, osservo mio marito perso con lo sguardo in tanta bellezza e mi chiedo: cosa cambia tra questi momenti e gli attimi prima del matrimonio? L’adrenalina che corre dentro di me, la paura dell’ignoto davanti a qualcosa di così immenso eppure così sconosciuto, la gioia incontenibile nel sentire, nel sapere che davanti a tanta grandezza, non sono sola; le domande che affollano la mia testa sono le stesse: cosa ci sarà dopo questa salita? Come sarà dopo?
La risposta è qui davanti a me ed è semplicissima, come mai nessuna risposta è stata. Sarà diverso e sarà uguale, sarà facile e difficile, sarà giorno e sarà notte, sarà cemento e sarà natura. Sarà quel che sarà. Ho paura sì, è vero, ma qui, davanti a tutto questo, la paura non è altro che un sassolino dentro un canyon. Il mio canyon.

1 commento:

  1. il racconto mi piace...non mi convince tanto l'epsressione: "sotto l'influenza del tramonto" è proprio la parola "influenza" che non mi piace...per il resto complimenti!

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