...fermiamoci ad osservare

mercoledì 16 febbraio 2011

Ho smesso.



Ho smesso di piangere.
Non so bene perché, forse perché di tempo ne è trascorso, forse perché poi alla fine tutto si accetta, in un modo o nell’altro; o forse solo perché dentro, nella profondità dei miei occhi, non ho più lacrime da riversare a terra, da veder rotolare sulle mie guance, da assaggiare con la punta della lingua, da gustare salate sulle papille. Non lo so. Ma ho smesso di piangere.
È stata una sorpresa: mi sono svegliato stanotte, come tutte le notti, quando fuori è buio e dentro lo è anche di più, e semplicemente non ho pianto. Ne sono rimasto sconvolto. Era diventata un’abitudine ormai, una specie di brutto passatempo, un bisogno irrefrenabile; un rituale imperfetto. Le lacrime  mi erano ormai amiche, come sorelle; quanto tempo è passato? Quanto? Troppo.
Ho smesso di piangere.
Mi sono guardato allo specchio dopo esser sceso dal letto; ho visto una faccia stanca, provata, distrutta dal dolore e dal tempo che sale un Maserati e fa rombare il motore sotto il cofano. Ho guardato due occhi rossi e gonfi, le ciglia appiccicate l’una all’altra come la sabbia sui piedi bagnati d’estate. Ho continuato a fissare questo specchio che rifletteva me che non ero più il vecchio me e nemmeno il nuovo me a cui ero abituato; ho percepito un sollievo da qualche parte nel lato destro del cervello, ho sentito una leggerezza, un qualcosa che volava via; forse il dolore che lasciava il posto alla consapevole rassegnazione. Forse solo il suo spirito che volava via dai miei pensieri.
Quel giorno, il giorno in cui lei è morta, sono morto anche io e ora, oggi, stanotte, sono rinato. Sembra sia una cosa possibile, sembra che ci si possa riuscire.
Ho smesso di piangere.
Esco dico faccio disfo ribadisco corro gioco leggo medito scrivo mangio rido. Rido. Perché ho smesso di piangere. Rido perché ho finalmente qualcosa per cui ridere. Perché mi sento libero di farlo. Rido perché credo ancora nella vita e in me e in lei e in tutto il mondo. E allora faccio le capriole salto la corda giro i pedali della bicicletta preparo gli spaghetti dormo come un bimbo ascolto Battisti e penso e osservo e parlo con me stesso e dialogo coi fiori. Ho smesso, oggi.
Quell’aereo non sarebbe dovuto partire quel giorno; non avrebbe dovuto volare e volere; volere la sua morte, volere la morte di così tante persone. Ma l’ha fatto. Ecco. L’ha fatto. Perché? Ho capito che non lo voglio sapere, oggi. Non più.
Ho smesso di piangere, oggi. Sono uscito, oggi. Ho preso la metro, oggi. Sono sceso in Duomo, oggi. Ho camminato, oggi. Sono andato in quel negozio, oggi. Ho parlato con Marta la tatuatrice, oggi. Mi sto facendo un tatuaggio, ora.
Ho smesso di piangere, da ora e per sempre. Guardo la scritta crearsi dal nulla sulla mia pelle, è magnifico.
Ho.
Sento un dolore forte ma allo stesso tempo sopportabile.
Smesso.
Sento il cuore vincere una battaglia nella gabbia del leone, dentro di me, con le unghie e con i denti.
Di.
Guardo il viso di Marta, mi ricorda il suo volto, stesso taglio di occhi, stesso naso, stesso sorriso.
Piangere.
Sorrido con Marta e annuso nell’aria l’odore di inchiostro fresco; mi solletica l’anima e mi dona gioia.
Ho smesso di piangere.
Mi alzo dal lettino un po’ stordito dal dolore e dal caldo; mi avvicino allo specchio; sento un aereo urlare il mio nome dal cielo di Milano; percepisco un leggero retrogusto di menta nella mia saliva; guardo al contrario il mio petto nudo nello specchio; la scritta gonfia e macchiata se ne sta lì a fissarmi e sorridermi.

È strano; perché a guardarla, ora, in piedi di fronte a me stesso e ad un cuore che ha quattro nuove parole, mi viene quasi da piangere.

3 commenti:

  1. coraggio e sincerità...amore e speranza...dolore e accettazione....si cresce anche così...!!

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  2. Sono spietatamente sincera... Sai scrivere e bene, ma dovresti inserire queste tue belle meditazioni in un contesto più ampio.

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  3. Si muore con chi ci lascia..
    non si accetta mai fino in fondo una "mancanza"..
    Ho smesso, oggi:questa frase condensa tutta la volontà di riprendersi la propria vita, di ricominciare e di guardare oltre,superare quel senso di sconfitta, allentare e sciogliere quel nodo che ti prende alla gola quando meno te lo aspetti..la forza di "finire" un'agonia..una luce si fa strada, la speranza abbarbicata in un gesto, un'azione quotidiana, nel ritorno alla normalità, e ti accorgi di questa normalità così ovvia, così scontata, solo quando quest'ordine così precario si rompe, e ti viene a mancare..come l'aria!
    Il messaggio è di speranza, di guardare oltre..un "sono pronto!", "si ricomincia!".
    Ciao Dani..toccante questo tuo racconto!
    Un abbraccio anche a te:-)

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