...fermiamoci ad osservare

giovedì 10 marzo 2011

A piedi nudi sulle strade della follia

Direttamente dal concorso di scrittura creativa Contest su fb...la sceneggiatura di una storia ancora da scrivere!!!


A piedi nudi sulle strade della follia                                                                    
Scena 1. Interno. Notte. Appartamento di Toby. Campo largo.
Toby il matto prepara il tè.
La Macchina Da Presa si avvicina lentamente al protagonista. Si notano i capelli lunghi e sfatti come fossero unti di chissà quale sostanza schifosa. Pantaloni sporchi e rotti e rossi sovrastano lo schermo come un pugno nel bianco immacolato della stanza. La pentola con l’acqua brucia. Il tè è dimenticato al suo destino.
Toby il matto dipinge un quadro.
La MDP zumma sulle mani di Toby. Tremano. Sporche di pittura. Ancora fresca. Dettaglio di un pennello macchiato di rosso sangue argentino. Si sente un urlo in lontananza, fuori dalla finestra. Qualcuno sta morendo.
Toby il matto vede il futuro. Toby il matto dipinge il futuro.
Scena 2. Interno. Notte. Appartamento di Toby.
Primo piano del volto sterile e scialbo di Toby; sguardo fisso sul quadro; occhi sbarrati, persi in un vuoto che puzza di tristezza, di malinconia, di cattiva luce premonitiva..
Dettaglio degli occhi di Toby, spaventati, come quando da bambino si rannicchia sotto le coperte per sfuggire alla malignità della capra cattiva che abita il suo armadio a due ante. Sei come me, dice la capra barbuta. Sei come me!
Toby il matto vuole vendetta.
Scena 3. Interno. Notte. Appartamento di Toby.
Controcampo sul collo del protagonista. Vediamo una cicatrice lunga nove centimetri partire dall’orecchio e terminare la sua folle corsa pugnale cattivo ti rubo tutto se non mi dai i soldi piccolo pazzo bastardo, proprio sulla gola, accanto al gargarozzo. La MDP scende lenta ad inquadrare il tavolo da lavoro. Una tazza da tè vuota. Una fetta di limone trapassata da una lama. Un accendino. Un pacchetto di Marlboro. Rosso fuoco. Una tela. Un pennello. Un solo colore. Rosso sangue. In alto a destra, accanto al coltello, un libro. Cronaca di una morte annunciata. G.G. Marquez.
La MDP continua la sua traiettoria in rotazione tornando di fronte a Toby che ora…
Inquadratura di una mano che tocca il quadro ancora fresco. Mischia il colore. Prende forma una sagoma. Donna. Bellissima. Urla. Terrore. Impotenza. Fragilità.
Toby il matto è in stato di trance.
L’inquadratura si alza a godere di due occhi totalmente bianchi, con una leggera sfumatura di blu, spalancati sul mare d’agosto in un sogno che non durerà a lungo.
Scena 4. Interno. Notte. Appartamento di Toby
Dettaglio della bocca urlante della donna nel quadro incompleto. Dentro. Una nave. Una sirena. Una fiamma esplosiva. Ci spostiamo con la macchina da presa a seguire le forme di quest’essere in pericolo sulla tela. Ci soffermiamo sul ventre. Gonfio. Incinta. In attesa. Di essere salvati.
Toby il matto ama gli eroi.
Inquadratura dal soffitto. Il nostro eroe pazzo alza la testa verso di noi che lo osserviamo in silenzio, intimoriti forse, di certo curiosi ed impazienti. Apre la bocca. Strilla. Come una femminuccia direbbe suo padre. Come una femminuccia. Le braccia aperte come ad abbracciare il sole che brucia ma che rende la vita. Come ad abbracciare il diavolo che abbraccia il sole che abbraccia Toby che abbraccia noi. Uno spettatore in sesta fila guarda lo schermo e sorride.
Stacco.
Scena 5. Esterno. Notte. Vicolo cieco.
Vediamo Toby il matto camminare lentamente verso il nulla che se ci fossimo noi in quel nulla non saremmo affatto il nulla, forse. Ma lui cammina. Lui è tutto. Lui è in trance. La testa bassa a fissare le viscere della terra sporca e grassa e maldestra.
Primo piano dei piedi nudi di Toby che scivolano silenziosi verso la redenzione. Verso la salvezza. La sua. E della donna che urla dal quadro. Riusciamo ancora a sentirla. Non far del male al mio bambino dice. Non far del male…
I passi si congelano. Le unghie sono sporche. Grasso vernice terra follia.
Stacco.
Inquadratura ad infrarossi. Tre sagome. Una gonfia. Due sottili. Lottano. Urlano. Vincono. Perdono.
Tre corpi in movimento verso la libertà dell’individuo e verso la sottomissione dello stesso. Indifferentemente. Nobile la causa. Triste la causa. Giusta la causa. Errata la causa.
Scena 6. Esterno. Notte. Vicolo miope.
Inquadratura di una fanciulla indifesa difesa da un matto contro un altro matto.
Dettaglio di un matto a terra. Morto crediamo. Forse lo desideriamo.
Dettaglio di un matto in piedi. Forte. Senza fiato. Vincitore.
Dettaglio di un bambino che verrà e che gioirà e che salterà e che giocherà e che amerà. Amerà.
Stacco. Scena 7. Ultima. Esterno. Notte. Vicolo dieci decimi.
Inquadratura di una canzone portata dal vento. Zummata su quell’alito che sa di speranza, sa di pace e di tranquillità. Mina: “Sei un pazzo l’ha detto il dottore che non posso pensare più a te e che devo cambiare ossessione per salvare il salvabile, me.”

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